domenica 13 dicembre 2009

VI AUGURO UN DUE DI DENARI

Il due di denari è una carta allegra. Rappresenta la ricreazione, ma anche l’allegria forzata e il piacere dissimulato.
La trovo perfetta per questi giorni di feste in cui l'allegria e il piacere spesso si mescolano a tutto. Non sempre è chiaro se i sorrisi e gli auguri siano abitudinari o sinceri.
Magari l'importante è esserci nella apoteosi del desiderare il meglio per tutti.
Questa carta, in cui le monete vengono lanciate in aria, danno l’idea del controllo che noi crediamo di avere sui cambiamenti.
Un accenno alla abilità di manipolare i soldi, al lasciar fluire e allo stesso tempo osservare ciò che succede.
La abilità col denaro è un lavoro che conduce alla coscienza di accettazione della materia, e non manca di essere una via verso la spiritualità.
La modella (grande Federica) indossa i colori natalizi nelle foto che abbiamo fatto durante l’estate... Allora non immaginavo che le avrei tirate fuori adesso, ma credo questo sia il momento giusto, per augurare un bel due di ori ai lettori dei miei sproloqui.
Tralascio la sfilza di significati in più, per augurare a tutti noi, che le nostre mani siano abili nel manipolare i sudati denari. Che i nostri occhi siano attenti alle occasioni di guadagno, senza perdere mai di vista la gioa.

lunedì 7 dicembre 2009

ACCADEMIA DEL TARTUFO Il mio nuovo blog

Spesso accade che quando una persona mi conosce, mi domandi come mai io, da Rio de Janeiro, sia finita in una frazioncina sull’Appennino Tosco Romagnolo. Spessissimo quando sanno che faccio la ristoratrice e sono una cuoca dicono: “Ah! Allora hai un ristorante brasiliano!”
Invece no! La mia cultura gastronomica si poggia sulle basi delle mie origini. Nelle mie vene scorrono sangue indio italiano e nero. La mia multietnicità brasiliana certamente influenza anche la mia cucina, ma non è più forte del mio amore e attaccamento alla tradizione gastronomica italiana, coltivato nei tanti anni di lavoro in cucine altrui.
Ho un menu tradizionalissimo, in cui mi permetto di aggiungere alcuni dolci brasiliani molto apprezzati, cui ricette mi vengono di continuo chieste. Allora da qualche tempo ho stampato un libricino con le ricette dei dolci che distribuisco volentieri ai clienti. ACCADEMIA DEL TARTUFO, è il nome del mio ristorante, e non è affatto un nome pomposo. In Brasile esistono locali tipo "Università della grappa" "Sindacato della birra" Accademia di questo o di quello... e seguendo questo percorso di nomenclatura semplicemente goliardica, ho scelto il nome del locale nel quale esercito la mia professione di cuoca e la mia passione di mettere la natura in pentola e trasformarla in piacere.
Sempre sulla linea delle ricette nasce il mio nuovo blog. Una sorta di ricettario filmato, con post su quello che accade nel ristorante e anche fuori, nel vastissimo panorama enogastronomico.

martedì 24 novembre 2009

MARY AT WORK

Ultimamente sto lavorando nella creazione di un blog per il mio ristorante. Cosi ho lasciato un po' da parte i tarocchi, ma presto tornerò ad occuparmi di tarocchi e di sproloqui vari. Nel fra tempo mi faccio vedere mentre lavoro al ristorante.

sabato 7 novembre 2009

BUONA VITA A TUTTI!

Spesso davanti alle cose mi blocco, quasi come Narciso. Dopo aver trovato quel che cercavo, guardo sbalordita la mia immagine, che mi guarda da dentro l’acqua e tutto quanto sembra perdere ogni senso… Come afferrare il mio proprio riflesso nell’acqua? Lo devo proprio fare? E per cosa?!

Oppore resistenza a guardare il proprio lato oscuro, non è ignorare ciò che in noi continua a crescere?

A volte diffido di me stessa. Mi blocco, mettendo fra me e qualcosa di desiderato, cataste di emozioni che non mi fanno andare avanti.

Certi momenti ci sentiamo pronti per i cambiamenti, nuovo lavoro, nuove relazioni, cambiare città e anche di nome… Allora perché pure sentendoci pronti, spesso ripeschiamo nel cestone gli stessi vecchi sbagli? Facciamo grandi salti per cascarci dritti, nelle trappole create da noi stessi a furia di dubbi, preoccupazioni, incredulità, pigrizia, orgoglio…

A volte la paura del cambiamento è più grande della forza di cambiare, allora ci illudiamo con soluzioni irreali che ci evitino di rivedere i propri sbagli per imparare… Nessuno riesce a sabotare il nostro successo meglio di noi stessi…

Dietro agli autogol si celano la paura del rifiuto, paura di chiedere, del fallimento o addirittura paura del successo… Credenze negative ancorate al passato, mancanza di sincerità con i propri sentimenti.

Mancare di coraggio per riconoscere le proprie verità, è ignorare le basi per l’auto organizzazione della vita stessa.

Cosa sappiamo di noi stessi e cosa preferiamo non sapere? L’auto conoscenza non è altro che darci nuove opportunità. Lo facciamo di continuo con gli altri. E con noi?

Magari afferrare l'immagine guardando in faccia dentro al laghetto delle emozioni, aiuta a concludere i rapporti non validi e a diventare ricettivi verso il futuro che ancora non conosciamo.

Ci servono mementi di riflessioni, quasi da eremita.

L’eremita è una persona raccolta in se stessa, che riflette con maturità nella sua camminata verso l'ignoto. Ha con se la luce attiva e ricettiva della conoscenza. Non gli serve necessariamente l’isolamento, ma lui si basta perché ha la coscienza del collegamento che ci unisce tutto e tutti, per questo lui non è carente di compagnia. Per arrivare alla luce si addentra nella oscurità e attraverso la riflessione cerca la conoscenza necessaria, per risolvere le questioni che lo attorniano.

Siamo come una batteria, a volte basta una scintilla per ricaricarci, per ripartire, anche dal fondo di un pozzo stagnato di letargia.

Una scintilla, è quello che basta, per renderci conto che è in noi tutta l’energia che ci serve! Per risvegliare la musica che abbiamo dentro, serve la memoria di noi stessi, Quella che ci ha spinto fuori dal confortevole utero verso un mondo nuovo e sconosciuto.
L’auto conoscenza sta nella scoperta di cosa si desidera, come e perché riuscire nelle cose senza autosabotarsi.

Che la scintilla sia con voi.

domenica 25 ottobre 2009

SAVIANO HA SCRITTO GOMORRA, MA SODOMA CHI LA SCRIVE?!

“T anto tutti vanno a puttane! Se ci va lui, che problema c’è?”
Ormai è il mantra dei berlusconiani! Come se festini e donne col tassametro, fossero il suo vivere a pieno le fantasie morbose dei benpensanti.
Saviano ha scritto Gomorra e gira con la scorta. Intanto i giornali ci raccontano Sodoma, perché a quanto pare, nessun scrittore vuole rischiare di diventare statua di sale.
Tutti i giorni incrociamo per strada molte schiave del sesso… La droga sembra essere diventata roba per tutti… L’Italia è piena di transessuali, e se li conosci puoi chiacchierare su situazioni sessuali che i “normali umani” non possono nemmeno immaginare…
Oggi dal sesso si cerca il massimo del piacere, ma anche il massimo della trasgressione. La scarica di adrenalina del “o famo strano” mescolata a sostanze da sballo sembra essere il top.
Non è che dobbiamo chiedere ai politici, oltre che buoni progetti, una assicurazione di predilezione della vecchia e comoda posizione del missionario?!
Niente scambismo, non transessuali, mai con minorenni, niente esibizionismo, nessun festino con escort…
Non è detto che la “normalità” preservi dai guai, ma continuare Sodoma, non è rischiare di venire tutti distrutti?!
Tutti dovremo poter fare sesso con chi, come e quando vogliamo, ma atteggiamenti autodistruttivi che mettono la persona, nella posizione di subire ricatti, sono da pirla.
Alla gente servirebbe guardare in faccia più realtà di quanta si voglia vedere…
Ma a qualche politico servirebbe l'equilibrio di vivere la propria sessualità senza nuocere al partito, agli elettori e anche a me, che stamattina ho mandato di traverso il cappuccino! Davanti ai giornali sono andata il tilt... Per un attimo mi è venuta quasi voglia di diventare berlusconiana!
Marazzo... Uno che ha fatto "Mi manda rai tre"! Lo credevo una sorta di detective, ma si comporta sessualmente peggio di Fantozzi! Come le figure dell'arcano XV, incatenate al desiderio carnale.
Spero soltanto di non trovare mai immortalato Piero Angela in festini alla Caligola... Non credo potrei sopportare.

martedì 20 ottobre 2009

TIMORI NEL SESSO

Prima di un incontro di sesso molte donne temono la propria cellulite, inorridiscono per le smagliature. Spesso consideriamo gli uomini, come bambini in una vetrina di giocatoli. Se non siamo le più belle, non saremo scelte.
Gli uomini invece, temono la possibile mancanza di erezione. Si preoccupano della grandezza del pene, come se l’erezione fossi l’espressione massima della virilità. Alcuni considerano la categoria femminile un blocco unico: quello che funziona con una, funziona con tutte, ma anche un pene grande, può diventare un problema, se lui è convinto che le donne reali siano come nei porno: cadono in preda alla ninfomania alla sola vista del pene, mai sazie di orgasmi.
Il massimo della virilità per me, è quando un uomo si dona. Alla fine il buon disimpegno sessuale dell’uomo, dipende dalla compagna che gli sappia svelare i misteri del proprio corpo. Il massimo della femminilità per me è guidare al piacere un uomo.
L’incontro di due persone generose nel donarsi è fatto di movimenti, gesti, sguardi, parole, odori, sapori... che hanno l’intensità del dono, perciò vanno oltre i timori, vincenti su ogni stereotipo, perché è un atto alchemico. E’ fare l’amore.

Ha tutto a che fare con la carta della temperanza, che tanto mi piace.

domenica 27 settembre 2009

LA TORRE quando tutto è da rivedere

Ci sono pochi momenti più drasticamente sollevanti di quando si pronuncia la frase: “Io non ti amo più”
Spesso le nostre vite sono come torri costruite su fondamenta franose, le innalziamo nei cieli, le facciamo durare nel tempo, isolandoci nel piccolo mondo della torre, per difendere il proprio territorio. Cercando di non far caso alle fondamenta su cui poggiamo. Dimenticandoci di innalzare noi stessi e continuando a sostenere la torre.
Dopo il diluvio, con la terra ancora copiosamente irrigata, gli uomini, rimasti in pochi, piuttosto che disperdersi a coltivare i campi, si riunirono per innalzare una torre, che arrivasse fino al cielo, a Dio. La costruzione della torre di babele, intendeva essere un atto d'amore, ma strada facendo gli uomini divennero cosi orgogliosi della propria opera, che nessuno coltivava più i campi... Allora Dio creò la diversità delle lingue e gli uomini partirono alla conquista della terra tornando a lavorarla.
Che senso ha cercare Dio in cielo, se non lo cerchiamo sulla terra?!

La carta della torre invita a domandarci sulle nostre certezze, a comprendere che anche nella torre più alta, solida e bella, bisogna tenere conto della debolezza di ogni singolo mattone. Che a volte, anche una costruzione enorme, se non doveva essere eretta, andrebbe rasa al suolo, lasciando spazio a nuove cose e liberandoci dalle mura opprimenti.
La torre è il crollo delle certezze.
La caduta di Adamo ed Eva, cacciati dal paradiso, significa sofferenza, ma significa anche che devono ricominciare da capo, avendo davanti nuove possibilità.
Il consiglio della torre è: "Se crolla la torre, con i sassi costruiteci un castello".






sabato 12 settembre 2009

BERLUSCONI E LE ANALOGIE CON L'ARCANO XV "IL DIAVOLO"

La carta del diavolo, spesso spaventa, perché urta i divieti morali e religiosi, rievocando l’immagine del male.
La figura è rappresentata in piedi, con in una mano una torcia e l’altra alzata. Una da e l’altra toglie, come se mentre ti saluta con una mano, l’altra si appresti a toglierti il portafoglio. Tattica facile per una persona potente, magnetica e manipolatrice…
Che bega, collegare qualcuno a questo arcano... Qui non si afferma che Berlusconi sia il diavolo... Sarebbe certamente più piacevole collegare un Obama con all'arcano dell'imperatore, piuttosto che un Zapatero allo ierofante, ma l'analogia del premier italiano va assolutamente fatta con l'arcano XV, e in alcuni frangenti con il matto, come ho fatto in passato.
Berlusconi ha l'espressione del viso ambigua, a volte suggerisce una profonda concentrazione, a volte una smorfia infantile, confondendo cosi la gente, che si dimentica di temerlo. Riesce a far credere nella sua figura ingenua stile comico…
E’ il principe del mondo materiale, che condensa attorno a se, tutto ciò che serve per il proprio beneficio individuale… “Mi sono fatto dal niente…”
Non è altro che il suo manifestare il profondo desiderio di ascendere nuovamente dalla caverna al cosmo… Il desiderio dell’angelo caduto di risalire alla divinità creativa. Il che lo porta a diventare un maestro nell’arte di influenzare e convincere gli altri con parlantina e promesse.
I proclami di quanto potere abbia e di cosa sia capace. Intimidazioni, minacce, bugie… Nulla è al di sopra di lui… Si proclama “Dio in terra” e crede che tutto gli sia lecito. Gioca con gli interessi collettivi e si serve del potere politico per ottenere vantaggi, radunando orde di seguittori e ruffiani per servirli.
Il diavolo trasgredisce tutte le leggi: brucia le costituzioni e i libri sacri. Nessuna religione può contenerlo. Distrugge qualsiasi teoria o dogma… Lui è il corruttore degli spiriti vanitosi. Eppure è il suo fetore a denunciare l’ipocrisia dei profumi.
Questo arcano può rappresentare le degenerazioni della sessualità, l’infantilismo, l’inganno, i deliri mentali, la ghiottoneria e i vincoli autodistruttivi… E’ il differenziatore, nemico dell’unità, oppone i mondi al mondo e mette gli esseri uno contro l’altro. Intanto ambisce a essere simile a Dio, riportando tutto a se stesso, facendo di se stesso il centro attorno al quale deve gravitare ogni cosa.
Il Potere e sesso sono fra gli interessi del diavolo. Si può schiavizzare l’altro anche attraverso la passione o il sesso… (rappresentato nella carta dalle due persone nude incatenate).
Il modo diavolesco di agire è anche usare il sesso per vivere realmente, le fantasie morbose dei ben pensanti, come a sputare addosso ai loro simulacri, lo sperma gelido del suo disprezzo. Chi ha questo arcano molto presente, spesso è il campione di tutte le depravazioni e tranquilamente defeca sulla morale.
Spesso il potere, sia per status sociale, denaro o politica, quando male utilizzato diventa fonte di guai per l’umanità.
Le nostre debolezze, sono irrimediabilmente vincolate a questi temi e Berlusconi non è altro che un uomo pieno di potere, che potrebbe davvero fare la differenza per il bene dell'Italia se nella sua persona ci fossero più analogie con altri arcani piuttosto che con il XV.
Alla fine è tutto una questione di libero arbitrio, sia per Berlusconi col suo modo di agire, sia per chi lo ha votato continua continua e a tifare per lui.


giovedì 10 settembre 2009

L'IMPERATORE

E’ il nostro guerriero interiore. La parte di noi che vede le debolezze e non si lascia indebolire.
Un archetipo che risiede in ognuno di noi… Quella parte di noi che non temporeggia davanti ai conflitti, ma combatte. Ci protegge e ci esorta a essere forti. L’imperatore regna sulla concretezza. E’ il principio di fisicità, di crescita, di azione…
E’ come appoggiato sul trono, pronto ad agire se lo desidera. Non si agita, perché ha consolidato la sua autorità. Mentre il dominio dell’imperatrice è sulle anime, quello dell’imperatore è sui corpi, perché lui è uno spirito dominatore che influenza gli altri senza lasciarsi influenzare, affidandosi al ragionamento e all’osservazione della positività; carattere incrollabile nelle sue decisioni, ostinazione, generosità senza prodigalità.
Protettore potente o avversario temibile; mascolinità brutale sommessa indirettamente alla dolcezza della donna .
Può rappresenta la figura di un partner stabile e protettivo, che ha in mano le redini della propria vita materiale, garantisce la propria sicurezza e di chi gli sta a attorno. Può rappresentare la figura del padre.
Il globo che ha in mano rappresenta l’anima mundis, entità grazie alla quale si compiono tutti i miracoli della natura e dell’arte.
Lo scettro ricorda la clave di Ercole, non come un’arma brutale, ma all’insegna del potere iniziatico del mago.
A detta di una mia vocina interiore, il mio uomo ideale, sarebbe uno con l'arcano dell'imperatore ben presente nella personalità.

mercoledì 26 agosto 2009

LA PAPESSA sacerdotessa del mistero

La papessa è una sacerdotessa. La rappresentazione di Iside, la dea della notte profonda, fonte di ogni fecondità e trasformazione. E’ una donna in alleanza col mistero, in comunione con l’energia delle cose. Calma silenziosa e impenetrabile.


La clausura nel tempio, convento o chiostro viene simboleggiata dalla tenda, che suggerisce isolamento, attesa, solitudine scelta o subita. Il colore bianco del mantello, indica il desiderio di ricevere il calore di una passione amorosa, spirituale o creativa. L’azzurro del vestito corrisponde all’aria, soffio che alimenta la vita e sensibilità femminile. Il fuoco è l’ardore vitale, divorante. Il libro che tiene fra le mani rimanda allo studio della conoscenza.

La papessa è spesso vista come iniziatrice, maga o sacerdotessa. E’ una donna che crede nel formare coppia basandosi sull’unione delle anime.


Per me la papessa è come una di quelle donne che sembrano perennemente avvolte in un aura monalisiana (che pur se ci provo un sacco a me non riesce mai). Una sorta di donna del mistero. Quella che sa, anche se spesso sceglie di non dire. Insomma tutto il contrario di me, che prima parlo, poi penso, quando mi va bene.




mercoledì 12 agosto 2009

L'IMPERATRICE

Rappresenta la forza della creatività femminile. Il dono delle madri, delle amanti, delle muse, che sanno come offrire l’anima e sedurre...
Una creatività proveniente dalla istintiva consapevolezza di poter fare felice il proprio uomo con la femminilità dei gesti dell’accoglienza, perché alla fine, quello che desidera ogni uomo è essere accolto, cosi come quello che più teme è essere rifiutato.
Possiamo noi donne incontrare sempre più uomini che sappiano corteggiare le nostre anime apprezzandone la coscienza di madri, sorelle, amiche, compagne, amanti e socie in affari. Quelli che cosi agiscono usufruiscono delle percezioni intuitive femminili che comunque sono molto più sviluppate di quelle maschili.

domenica 2 agosto 2009

LA TEMPERANZA

Giornata di sole... Acqua fresca!
perfetto per la temperanza!

Personaggio interpretato da Federica (KiKa).


Che bello avere nel "gruppo di ricerca degli amici cavie", belle ragazze della porta accanto, a impersonare gli arcani dei tarocchi e amiche disposte ad assecondarmi nella produzione!

La temperanza è il primo degli arcani inscenato del mio casereccio progetto "Tarocchi in fotografia".
I miei due assistenti più importanti!

domenica 26 luglio 2009

DEPILAZIONE BRASILIANA (riedizione)

DEPILAZIONE BRASILIANA


PROVACI. DIVENTERA' BELLISSIMA.È stato così che ho deciso, per libera e spontanea pressione delle amiche, di arrendermi alla depilazione dell’inguine.
Mi avevano assicurato che mi sarei sentita dieci chili più leggera, ma credo che i peli non pesino così tanto. Che il mio moroso impazzirebbe. Che non avrei più potuto farne a meno. Immaginavo il dolore, perché almeno loro mi avevano avvisato che sarebbe successo. Però non me l’aspettavo, che dietro a tutto questo, molto dietro, c’era un’industria porno-ginecologica-estetica.
- Ciao, voglio un appuntamento per depilazione con Penelope.
- Depilazione di cosa?
- Inguine.
- Normale o scavata?
Mi sono bloccata. Che ne so io cosa sarebbe una depilazione a inguine scavato? Ma già che lo facevo, tanto valeva farlo per bene.
- Si! Scavata.
- Domani, alle … lasciami vedere … alle 13?

- Ok.Arrivato il giorno in cui avrei perso dieci chili, ho pranzato cose leggere, perché non sapevo cosa aspettarmi। Mi sono vestita bene, tanto per essere chic. Ho scelto una mutanda presentabile. E sono andata. Penelope mi aspettava. Ragazza alta, mulatta, bellona. E vai! Diventerò come lei!! L’ho seguita fino al locale dove il rituale si sarebbe realizzato. Dopo la sala d’aspetto, attraverso un lungo corridoio: da un lato il muro e dall’altro diverse tende bianche. Dietro le tende si sentivano gemiti, grida, chiacchiere. Un miscuglio di “Caligola” con “Hostel/ Tarantino”. Ho sentito un freddolino nella pancia, senza aprire ne anche un bottone.
Ecco che arriviamo al nostro angolino: una barella, circondata da tende.
- Cara, puoi sdraiarti.Mi sono tolta i pantaloni e timidamente, mi sono sdraiata in mutande nella barella. Pero Penelope non mi ha manco guardata. Si è girata di spalle davanti a un tavolino. Li c’erano gli apparecchi di tortura. Ho visto cose strane. Un pentolino, un rasoio elettrico, una pinza. Mio Dio! Era veramente “Hostel”. All’improvviso lei si è girata con uno spago in mano. Ho finto che fosse naturale. Che cosa avrebbe fatto con quello? Mi sono sorpresa quando lei ha passato lo spago per le laterali della mutandina e ha stretto forte.
- Vuoi beeene scavata vero?
- É… si, si.
Penelope ha lasciato che la mutandina coprisse soltanto una sottile fascia della Abigail, nome affettuoso del mio organo. Mi sono scordata di presentarla prima.
- I peli sono troppo alti, Taglierò un po’ altrimenti sarà molto doloroso.
- Ah. Si, giusto.

Giusto sti due maroni! Non capivo un cavolo di quello che lei faceva, ma mi sono fidata.
All’improvviso, lei torna dal tavolino di tortura con una spatola bisunta di una melma vischiosa e calda (vedevo dal fumo).
- Puoi aprire le gambe.
- Cosi?
- No cara. Come una farfalla, sai? Piega le ginocchia e poi butta ogni gamba da una parte.
- Spalancata, no?
Lei ha riso. Che situazione. Pe ha passato il primo strato di cera calda nel mio inguine vergine. Bello, caldino, gradevole. Fino al momento dello strappo. È stato veloce e fatale. Ho creduto che tutta la pelle del mio corpo si fosse staccata, che soltanto il mio scheletro fosse rimasto nella barella. Non ho avuto il coraggio di guardare. Pensavo che il mio sangue stesse sgorgando sul pavimento. Ho anche cercato con gli occhi la mia borsa, escogitando la possibilità di chiamare Samu. Tutto questo cercando di concentrarmi nell’espressione, per fingere che era tutto supernaturale.
Penelope mi ha chiesto se andava tutto bene nel notarmi viola. Mi ero scordata di respirare. Avevo paura che mi facesse troppo male.
- Tutto bene. E te?Lei ha riso ancora, come chi pensa “che ragazza strana”. Deve avere imparato a essere simpatica per mantenere le clienti.
Il processo medievale ha continuato. Ad ogni strappo volevo strozzare Penelope. Mi ricordavo le mie amiche raccomandandomi la depilazione e mi convincevo che era una gran fregatura, solo per farmi soffrire. Tutte raccomandano a tutte perché si sono stancate di soffrire da sole.
- Vuoi che tolga dalle labbra?
- No, voglio solo l’inguine, i baffetti no.
- No, cara, le labbra di lei qui.
No, no, ferma tutto. Depilare le grandi labbra??? Porca puttana, che idea. Però ho accettato. Chi sta nella barella deve farsi fottere.
- Ah, strappa tutto. Fai in modo che ne valga la pena, per piacere.Non bastasse la mia condizione, la depilatrice di fianco invade il chioschino di Penelope, e da una controllata a Abigail.
- Guarda, sta diventando bellissima questa depilazione.
- Ma và, è pieno di peli incarniti qui. Guarda da vicino.
Se ci fosse rimasto qualche pelino, avrebbe dondolato con la respirazione delle due. Stavano appiccicate lì. Ho chiuso gli occhi e sperato che fosse un incubo. “Portami via da qui, Dio, teletrasportami”. Sono tornata in terra quando fra alcuni blablabla ho sentito la parola pinza.
- Darò una pinzatina qui perché sono rimasti alcuni pelini, va bene?
- Puoi pinzare, tanto è tutto addormentato, non sento niente.
Mi sbagliavo. Ho sentito ogni pizzicotto di quella maledetta pinza, strappare pelini resistenti nella pelle già addolorata. Volevo ammazzarla. Non sapendo che il motivo per questo era in arrivo.
- Ci mettiamo di fianco adesso?
- Eh?
- Sdraiarsi su un fianco per fare la parte scavata.
Peggio non poteva diventare. Ho obbedito a Penelope. Mi sono sdraiata di fianco e ho aspettato gli ordini.
- Tieni la chiappa qui!
- Eh?
- Questa parte qui. Tirala su per allontanarla dall’altra chiappa.
Volevo piangere. Non potevo vedere quello che Pe vedeva. Lei era faccia a faccia con lui, l’occhio che niente vede. Quanti avevano visto, alla luce del giorno, quella scena? Nemmeno la mia ginecologa. Volevo piangere, gridare, scoreggiargli in faccia, come se potessi avvelenarla. Già pensavo lei che si sveglia di notte con un incubo. E il marito domanda:
- Che c’è, Pe?
- Niente … ho sognato ancora il culo di una cliente.
Ma all’improvviso sono stata nuovamente portata alla realtà. Ho sentito la coccola falsa della cera calda ungere il mio Twin Peaks. Non sapevo se avere più paura dello strappo o vergogna della situazione. Sicuramente lei vedrà mille buchi del culo al giorno. Tutto sommato, questo alleviava la mia situazione. Perché lei dovrebbe ricordarsi proprio del mio fra tanti? E allora mi viene da pensare: ‘spetta un attimo, ma c’è pelo anche lì?
Non ho fatto in tempo a fare la domanda che Pe ha strappato la cera. Ho pensato che tutto il culo se ne fosse andato via in un solo strappo. Pe ha sradicato qualsiasi cosa ci fosse stato lì. Certamente non rimaneva nemmeno una pieghina. Intanto io morsavo il cuscino e grugnivo. Suoni gutturali, parolacce, preghiere, tutto assieme.
- Girati dall’altra parte.
Cazzo…perché non ha strappato tutto in una volta? Mi sono girata e mi sono tenuta ancora la chiappa. Ancora peggio. La megera del salottino di fianco apre di nuovo la tenda.
- Penelope, mi presti un ciuffo di cotone?Appena una lacrima solitaria è scesa dai miei occhi. Era troppo dolore, troppa vergogna. Non aveva senso. Mi stavo depilando per chi?
Nessuno avrebbe visto Giacomino tanto da vicino in quel modo. Soltanto Penelope . E adesso la vicina inconveniente.
- Abbiamo finito. Puoi girarti che passo il rasoio elettrico.
- Per cosa?
- Per lasciarla col pelo basso, come un campo da calcio.
- Fa male?
- Ma va! Per niente.
- Va beh. E passa sta merda di rasoio…
- Abbassa la mutandina, per piacere.
Sono stati due secondi di shock estremo. Abbassa la mutandina? Come mai qualcuno dice questo senza prima accarezzarti i seni? Ma il shock è stato sostituito da una totale redenzione. Lei ha visto tutto, dalla figa al culo. Cosa sarà mai abbassare una mutandina? Questa parte non ha fatto male davvero, è stato anche gradevole.
- Ecco fatto. Posso passare il talco?
- Si, va bene, facciamola brizzolata.
- E’ bellissima! Sei pronta per fare sesso.
Sesso … Sesso?! Quello che sentivo era sete di vendetta. Ammetto che il risultato è bello, liscio, setoso. Ma sentivo dolore e fastidio di troppo. Volevo ammazzare le mie amiche, diventare femminista, morire pelosa, creare un corteo di protesta, creare una legge di antidepilazione scavata, creare un portale … http://www.fighepelose.com.br/

Questa è la traduzione di depilaçao a brasileira di CALCINHAS NO BOX, che a loro volta hanno preso da altri. Gira in rete da parecchio in portoguese. Io l'ho soltanto tradotta in italiano.
Per chi non sa sono una cuoca, seguitemi su Twitter

lunedì 20 luglio 2009

TRE DI COPPE

Brindare è un gesto di istintiva ricettività alla gioia. Una commemorazione contagiante.


Il tre di coppe dipinto dalla illustratrice Pamela Colman Smith è inspirato alla danza delle Tre Grazie, fanciulle generate da Afrodite e Dionisio, per insegnare agli uomini


un percorso trascendentale delle

energie. Le tre giovani
incarnano, nella figura classica, la

perfezione a cui ogni uomo deve tendere, nonché le tre qualità che una donna dovrebbe avere


Eufrosine è la gioia, l’euforia dell’anima.

Aglaia è lo splendore della bellezza interiore.

Talia è la prosperità e sapienza dell’anima


Dalle Tre Grazie sono emerse le muse, porte di accesso alla creatività, alle arti. Le Muse insegnano che il vero peccato è non coltivare l’amore per la bellezza, l’arte e la mente delle donne,

dotata di energia generatrice della vita.

Il tre di coppe parla del festeggiare le propria capacità spirituali nell’organizzare i ricorsi materiali… Le due coppe in basso rappresentano il maschile-animus e il femminile-anima, che si uniscono per creare un sogno.

Essere pronti a cogliere il bello e festeggiarlo è il vero senso del tre di coppe.

Alzo una coppa a tutti quanti per un brindisi fraterno alle buone nuove!

mercoledì 15 luglio 2009

LA FORZA

Se da piccoli si combattono cose grandi, le corazze le trascini anche da adulto, da per tutto.
Serve imparare alcune cose da capo. A usare io proprio magnetismo personale, istinto, carisma sensualità, conquista e coraggio. Tutto quanto con perspicacia e diplomazia nel per affrontare le persone e i fatti avversi.
Io sono la regina dello inciampare in me stessa e nelle mie corazze. Troppo pronta a prendere l’iniziativa; a lavorare oltre i limiti del mio fisico; a cambiare le gomme della macchina col pancione; a frequentare più castorama che le profumerie… E a chiedermi se davvero esistono uomini su cui poggiare la testa sulla spalla a piangere!!!
Ironia della sorte mi esce sempre la carta della forza!!!
Una donna graziosa, senza apparente sforzi domina un leone. Le mani delicate accarezzano la belva, tenendo il controllo delle falce con intelligenza e astuzia, vicino al proprio ventre. L’energia suprema che vince paura è un concentrato di delicatezza. Fra loro c'è una sorta di complicità che intorpidisce i sensi, quasi un piacere sensuale nel lasciarsi andare.

L’arcano XI parla del potere della mente contro la forza brutta.

Ci invita a mettere alla prova la fiducia in noi stessi con auto controllo e disciplina. A confrontaci con le nostre impulsività trattenute, le ansie e i desideri repressi.
Quando non affrontiamo i problemi, non facciamo altro che chiudere le belve in gabbia, risparmiando chi ci sta attorno e tenendoci i rospi dentro… Invece affrontare i problemi è scoprire che Il leone ci alimenta e noi alimentiamo il leone. Che non c’è da temere quando conosciamo la nostra forza e le divergenze dentro di noi, sono poli da attingere con fiducia e sicurezza per creare equilibrio.



Che la forza sia con voi! E che soprattuto sapiate dosare il leone e la dama, perché l’alchimia fra loro è la vera magia.