venerdì 24 ottobre 2014

RIDEFINIZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSO

Sono stata lasciata.
Volevo rannicchiarmi sotto il letto in posizione fetale e piangere.
Vi assicuro che stavo per farlo. Invece per giorni ho guidato cantando a squarciagola Someone Like You di Adele a tutto volume nelle casse. Terapia per esorcisare i demoni del calcio in culo.
In piena sindrome del "nessuno mi vuole” una domenica di notte, Tinder mi è sembrato una buona uscita d'emergenza alla solitudine.
Avere per le mani quel concentrato di flirt tascabile che (vi avverto)  può causare dipendenza, è l'ideale per fare checkup up al proprio grado di trombabilità. 
Puoi cantare in allegria It's Rainning Man Alleluia, mentre passi le dita sopra le faccine, quasi fossi uno di quei giochini, in qui conti quante vite hai.
Come quasi tutti i cuochi, anche io ho una vita sociale azzerata, perciò mi sono sorpresa con la quantità di uomini che si interessavano a me.
Oibò! In tanti mi volevano conoscere!                                        
La maggior parte dei brasiliani usa Tinder per fare amicizia, che poi si finisca per bere assieme una birra, ci si frequenti, oppure si faccia sesso, è tutto da stabilire. Invece, quasi tutti gli italiani, puntano dritti al sesso. Tante richieste di foto nuda. Altrettanti inviti a incontri pura e fisiologicamente sessuali.
Perché mai, qualcuno ha creduto che mi sarei eccitata alla vista del suo pene, che compariva a sorpresa sul mio display, mentre ero in fila alla cassa del market? echecazzo!             
Troppo sexting per il mio smartphone! 
Sarà che lo smutandamento sia un aspetto narcisistico di onnipotenza?  
Un corpo nudo è poetico, non solo mi piace, come credo che lo scambio di foto hot, fra amanti, sia una bella cosa. Siamo naturalmente portati a dire di noi, con le nostre fragilità, bisogni d'affetto e desideri sessuali, con parole, col corpo, con tutto quel che serve a comunicare.
Quello che mi manca è la voglia di espormi nuda, a gente che non conosco.

Finisce che mi rendo conto della massa, che scambia foto intime con sconosciuti in allegria e ci rimango anche male.
Non sentendomi al passo con i tempi, ho bloccato alcuni e aggiunto alla foto di presentazione, una didascalia a indicare che sono una frana nel sexting.
Giacché spesso non facciamo buon uso dei nostri talenti, almeno per il sesso voglio che sia vero, non in un mondo virtuale, in cui siamo concentrati sui nostri selfie, per apparire fighi.
Che poi, la mia atavica carenza d'affetto, mi porti a fare esperienze, in cui mi chiedo se gli uomini normali siano stati tutti rapiti dagli alieni e portati in una galassia a me sconosciuta, è un dettaglio non trascurabile.
E te pareva, che io non individuassi nella massa tinderiana, qualcuno che mi piacessi? Il tipo che dietro alle occhiaie, profonde più delle mie, barricato dal mondo, dicendo poco di se, mostrando poco di se, ed io che m’incaponisco, chiedendomi quanto male abbia visto lui, per diventare cosi sconnesso! 
Con la mia troppa fantasia, deduco che sia una persona estremamente fragile. Chi può volere un uomo cosi? 
Io. Logico. Una poco normale, che ha già calpestato cadaveri e visto il male. Cosa può essere più sexy del lato fragile di un uomo forte?    
Scatta la mia sindrome da guaritrice, quella che vuole fare uscire dalla gabbia l'io degli altri. 
Accade che non so comunicare con lui a pari merito.
Poi mi ricordo che tendo a scegliere soggetti difficili da amare, che abbiano bisogno del mio di affetto. Ricordo a me stessa di quando volevo rannicchiarmi a piangere. Concludo che non ho le armi per sopravvivere nel dannatissimo mondo virtuale, manipolatore e manipolabile, in cui i sempre connessi, vivono sconnessi da se stessi, non valorizzando la vita reale. Che si rischia di perdere la sensibilità, probabilmente per non sentire più ciò che nel mondo reale causa sofferenza. 
Viviamo in un'epidemia di disconnessi da noi stessi.
Abbiamo privato molto del nostro cibo dalle loro capacità "maligne", il caffè senza caffeina, il latte scremato e ora priviamo anche il sesso dal sesso!   
La ridefinizione contemporanea del sesso, come virtuale sarà l'apice del nostro svuotamento? 
Staccati dal nostro io, siamo alla perenne ricerca uni degli altri, per consolarci nella solitudine. Prendiamo nell'altro quello che ci serve ad alimentare le nostre fantasie, poi passiamo al soggetto successivo. Tutto questo in assenza di calore umano, odori, tatto, gusto, di sesso che sappia di sesso. Di amore che sappia di amore. 
Ci stiamo abituando a offrirci agli altri, come prodotto persone svuotate dalla sostanza che ci fa essere umani, rischiamo di sentire il virtuale come reale. Essere senza essere, fare senza fare.
Una volta disconnessi dal vero sesso, dal buon cibo, dal vero amore. Cosa sarà di noi?
Diventeremo tutti agorafobici? Germofobici?
Gastrofighetti lo siamo già, col nostro cibo manipolato e ostentato.
Anche nelle frenetiche applicazioni per single, l'anima mundis fa che il nostro squilibrio equilibrio, ci colleghi a chi è in sintonia con noi.
Ho anche incontrato persone interessanti, con magiche affinità che ci hanno calamitati.
Ecco perché è per me importante insegnare panificazione. Trovo una preziosa bellezza nel connettermi con gli altri attraverso la preparazione del cibo. Gli guardo negli occhi e mi sento utile. Imparo mentre insegno e mi sento dannatamente viva.
Ma non solo di pane vive l'uomo e nemmeno la donna.
Ho un enorme desiderio di connessioni interpersonali, che mi portino a ridere e diamine perché no anche a piangere? 
Voglio la condivisione del buon cibo, del sesso vero e anche dell'amore.
Nel frattempo, i miei amici continuano fantozzianamente a presentarmi soggetti strani, ma lo fanno con amore e gli adoro per questo.          

lunedì 10 giugno 2013

INNAMORARSI… perché mai?!

mary valeriano occhi
Quando mi innamoro seguo delle tape. La prima di tutte è la negazione: Io innamorata? Figuriamoci! La seconda è la superlativizzazione di lui che è più intelligente, più bello, più divertente… Insomma, più tutto e più figo di me. Fra me e lui ci aggiungo tanta di quella roba! Facendo di  lui una sfida per me e il mio ego problematico! Quando mi innamoro vedo tutte le qualità che lui ha e aggiungo delle altre, cosi che arrivo a un passo dal venerarlo come un dio, ma la catasta di robe da me ammucchiate mi spaventano, cosi che mi allontano prima che nella mia mente possa formarsi la frase “lui è unico” il che sarà il segnale che mi sono fottutamente innamorata. Tutto questo mimimi è il motus operandi della carta La Luna, che mi frena dal seguire l’stinto, che mi porta a mordermi la lingua per non pronunciare frase “lui è unico”. Mordo le labbra pure mentre scrivo. Non si può dire, nemmeno sussurrare, tale formula magica che fa crollare qualsiasi barriera.

sabato 19 gennaio 2013

LA STELLA essere se stessi è equilibrante!


Stella 11


Ci sono giorni in cui le cose inaspettate ci fanno sentire piccoli. Quel giorno, io già mi sentivo oltre i limiti della piccolezza. Uno di quei momenti in qui la mia fragilità è ben raccontata dai mei cappelli, che scapigliati insistono in seguire i mei stati d’animo. Non mi ero preparata (con i rituali di bellezza del caso) per essere guardata, eppure l’universo mi regalò, di vedermi riflessa negli occhi dell’altro in bellezza. Solitamente io non ho barriere, sono toccata sia dal bene che dal male e sbaglio molto per questo. Spesso quando ho davanti qualcuno che ha dubbi, io mi vedo in lui, ma quel giorno lui non aveva dubbi, e io non avevo dubbi. Mi ha mostrato la certezza con parole gentili. In quel mio momento particolare, bellezza, gentilezza e certezza erano per me doni graditissimi. Sorpresa, sentendo la voglia di toccare con mano i miei limiti e di capire cosa fare con quei limiti, sono rimasta ad ascoltare dall’altro, l’immagine di me che mi si delineava davanti. Ci sono giorni in cui le cose inaspettate ci fanno sentire piccoli, ma quel giorno, io desnuda da stereotipi, avevo davanti un essere umano in cui specchiarmi era un privilegio.

domenica 30 settembre 2012

CUOCHI E FIAMME tarocchianamente parlando

mary valeriano make up tv
Qualche minuto con questa fantastica truccatrice e le mie occhiaie sono sparite! Fra le sopracciglia e gli occhi  mi ha creato bellissime sfumature… A lavoro finito confesso che mi sentivo un tantino Rihanna (Lo so, esagero, ma vi assicuro che questa donna sa come far sentire bella le altre donne), avevo un look fresco e alla moda.  Pronta per entrare in scena in una puntata di Cuochi e Fiamme, game show televisivo in cui due sciagurati sfidanti  preparano le proprie ricette in un tempo limitatissimo e sotto il giudizio di tre esperti  assaggiatori-giudici.
Quello che il trucco non nascondeva era il timore che mi irrigidiva come un stoccafisso. Sotto parananza di rito dello sponsor indossavo una gonna e una camicia che mi stavano benone e ai piedi sandali con i tacchi alti, tanto per non avere l’andatura storta che s’impossessa di me quando sono nervosa.
Chi mi segue sa già della mia partecipazione un paio di anni fa a Pomeriggio Cinque, ma di questo ho già sproloquiato abbastanza qui.
10-Fortune ruota della fortunaAllora… Torniamo a Cuochi e Fiamme. Il premio di questo game TV è un set di  attrezzi e pentole Creuset, che sembra una volta usati non si riesca più a farne a meno. Io che acquisto in ogni e dove i più disparati attrezzi da cucina, di questo marchio non ho ancora nulla, ma sia io che Daniele (il giovanissimo cuoco che avrebbe gareggiato con me), tesi come due baccalà, contavamo soprattutto di riuscire a preparare in modo adeguato e in tempo le ricette. Il nostro piano A e unico era dare il meglio di noi stessi, senza soppesare  il fatto di essere uno contro l’altra, con il focus  su noi stessi, per girare nella ruota della fortuna, arcano X, tenendo il passo senza cadere (Durante la puntata sono scivolata su dell’acqua che io stessa col mio focus fantozziano avevo sgocciolato a terra), per noi vittoria era uscire di li senza aver rovinato il nostro onore di cuochi professionisti.
Prima di arrivare li, per capire com’era la trasmissione, avevo passato diversi giorni  abbuffandomi di youtubate su C&F, col risultato che ho rischiato l’overdose e ogni giorno mi affezionavo di più ai personaggi che vedevo sullo schermo, più le guardavo e più  mi sorgevano in testa idee tarocchiane su di loro, per come li vedevo in video.
cuochi e fiamme la 7
Certo che conoscere le persone e frequentarle a volte non è abbastanza per dare un giudizio preciso, figuriamoci guardandoli in video! Ma tarrocchianamente parlando,  vi dirò cosa mi frulla per la testa:



02-Priestess la papessaFiammetta Fadda, la giornalista enogastronomica, terza assaggiatrice-giudice dei piatti, dal video per me somigliava all’arcano II, La Papessa, dotata di calma e ottima gestione dei silenzi. Prima di parlare appare impenetrabile, poi quando si esprime è palese la sua capacità di intesa mentale con l’universo cibo. L’avevo già incrociata ad un evento a Milano e ogni tanto leggo la sua rubrica su Panorama. Di lei mi ha colpito, sia sullo schermo che personalmente, l’eleganza che trascende al vestirsi, ma che è nei nei modi e nella espressione di se. Uno dei simboli della papessa è l’uovo che significa nascita, ma anche la solitudine che ci vuole per covarlo. Da vicino Fiammetta mi è sembrata ancora di più la Papessa. Persona con la quale credo che instaurare un scambio mentale sia un grande privilegio. Beati quelli che la hanno come amica.
08- la forzaChiara Macci, la food blogger,  prima assaggiatrice-giudice dei piatti. Dalle prime volte che l’ho vista in video mi sembrava l’arcano XI, la giustizia. Mi appariva pignola e saccente dei giusti nomi e i giusti modi di preparazione del cibo, ma puntata dopo puntata mi accorgevo che la sua era una saggezza femminile d’altri tempi. Sembrava avessi una riservatezza di spirito speciale e rara, d’inizio non sapevo a quale arcano paragonarla. Da vicino invece l’ho trovata molto in simbiosi con l’arcano VIII, la forza, che nell’iconografia rinascimentale appare come una donna incinta che con un leggero tocco delle mani, quasi una carezza, fa crollare una colonna (ricordare che la papessa è spesso rappresentata fra due colonne). E’ la carta della forza interiore, l’arcano più femminile fra tutti. La sua dolcezza non è debolezza, anzi è ipnotizzante cosi che anche per una belva feroce può arrendersi al toco delle sue mani. Di lei avevo scoperto il blog anno scorso quando sua sorella pubblicò un post sul molino Quaglia con il quale ho rapporti di lavoro e da allora ogni tanto leggo le Sorelle in Pentola.
16- Tower la torreRiccardo Rossi, l’attore comico, show-man e assaggiatore-giudice che si esprime per secondo. Da comico che è, potrebbe far pensare al giullare di corte,  rappresentato dall’arcano 0 Il Matto, invece a me era apparso da subito come l’arcano XVI, la torre, che con una saetta rompe i paradigmi creando il crollo liberatorio delle certezze e riportando tutto e tutti con i piedi per terra. I suoi giudizi appartengono alla filosofia del “parla come mangi”. Loda appassionatamente i piatti classici, cosi come appassionatamente demolisce le stranezze fusion che si azzardano a presentarsi dinanzi a lui sul piatto. Il messaggio della torre è comunque positivo: “Se crolla tutto, con i sassi si ricostruisci un castello” Lui fa crollare le pseudo certezze culinarie con frasi comiche che mettendo allegria ricordandoci che prendersi sul serio spesso è costruire castelli di pasta frolla, tanto a ricostruire il castello come si deve ci pensa Fiammetta, che esprime il suo giudizio appena dopo di lui.
Questi tre personaggi cosi diversi fra loro, compongono un interessante mix di commenti gastronomici a volte divergenti, ma sempre coerenti. La soma dei loro voti decreta il vincitore annunciato da Simone Rugiati, cuoco e comunicatore talentuoso che presiede il tutto.
rugiati_la7 il mago bagatto the magican
Per me Simone è l’arcano numero uno, il mago.  Il prestigiatore che in piedi davanti al proprio tavolo apparecchiato con i quattro elementi, gioca. Lui saccente artefice della propria fortuna,  intrattiene con simpatia il pubblico dall’altra parte dello schermo, fa da collante agli due sciagurati sfidanti intervistandogli e aiutando nella preparazione delle ricette, con brio presenta i piatti ai giudici coinvolgendoli nella interazione durante la trasmissione.
Quel giorno ho visto Chiara assaggiare ben tre e ripeto, ben tre forchettate un mio piatto. Riccardo dare voto massimo alle mie tagliatelle fusion. Fiammetta che a trasmissione finita chiacchierava con me smangiucchiando l’uovo da me preparato, mentre io la guardavo pensando “Solo La Papessa poteva apprezzare in questo modo l’uovo”! Simone che si affaccendava aiutandomi sotto il mio sguardo incerto, ma che va bene lo stesso, tanto lui è Il Mago e quando ti si avvicina con quell’aura  solare ti coinvolge… Ho conosciuto i mitico Dino de Bellis lo Hierofante, arcano V, che dietro alle quinte cura la spesa guida le sue assistenti nella mise en place delle pietanze preparate in trasmissione.
Le teste pensanti di autori e personale di produzione quasi tutto al femminile e giovanissime fanno succedere tutto questo… Alla fine della fiera, quello che più mi è rimasto impresso è la gentilezza e la cordialità che sia a telecamere accese, che spente alleggiava nello studio. Sono entrata tesa e sono uscita leggera. Felice.
Se volete sapere l’esito della sfida, le ricette e tutto il resto sintonizzatevi sul canale "La7d" Mercoledì 10 Ottobre alle 19:10 giorno in cui andrà in onda tutto questo.
La puntata è andata in onda. Aggiungo post scriptum qui sotto: 
Mary Valeriano Cuochi e Fiamme TV ricette

E per le ricette scritte passo a passo, si trovano qui

domenica 26 agosto 2012

LETTERA APERTA ALLA PAURA

Paura.
Conosco le tue manie di grandezza e lungi da me l’idea di sminuirti. Tu sei un sentimento che è l’esperienza centrale nella vita della maggior parte delle persone. A volte hai anche stoppato i miei dribbling, ma guardando me stessa con benevolenza, vedo che il germogliare di ogni mia conquista, incominciava nel’esatto momento in cui decidevo di proseguire,  nonostante il sentore della tua alitata insistente sulla nuca. Quelle volte in cui tu perdevi e io vincevo, concretizzando le espressioni del mio io e non le tue, era bello.
Anche se troppo spesso mi sono autodefinita una persona paurosa, riconosco che avventurarsi, impegnarsi, rischiare, è vivere e per vivere è necessario non avere paura.  È necessario non averti vicino. Non che io ce l’abbia con te, sentimentino impregnante e bastardo (che non sei altro). Tu permei le relazioni sociali, “favorendo” chi subdolamente gestisce le altrui paure, come corde di manipolabili marionette… Quelli che ascendono sui gradini delle paure altrui sono a loro volta guidati da qualche disegno malefico, che prima o poi le presenterà il salatissimo conto al quale non saranno al’altezza di adempiere. Tiè.
Sta ad ognuno di noi scegliere di ascendere per meriti propri, tirandoci fuori dalla condizione di marionetta-gradini per l’ascesa dei furbastri indolenti, perciò avendo pieni gli zebedei della tua presenza, ti metto al bando, sapendo che se il nostro rapporto è arrivato fin qui non è nemmeno merito tuo, ma sono stata io, che ingenuamente credendoti necessaria, ti ho portata avanti con me.
Con questo esorcismo questa lettera dichiaro la tua fine, senza paura di sbagliare, tanto se sbaglio, che male c’è?… Ci si può semplicemente stancare di te. 
In me rimarrà ancora qualche timore, solo i pazzi non temono nulla, comunque dichiaro che i tuoi servizi non sono più necessari, anzi non lo sono stati mai.
Fra noi è finita. Questo è quanto.

sabato 23 giugno 2012

CEDERE IL PASSO SIGNIFICA RIMANERE SOLI.

Questi giorni ho pensato moltissimo a mia madre e a le cose che mi ha insegnato, mi diceva (e ancora dice) tipo “Ti romperai l’osso del colo!” (per una mamma non ti romperai mai il mignolo, ma la rottura dell’osso del colo, in tutto il mondo e paese, è quel che vedono nelle loro madre-visioni) “Stai attenta a questo… Non fare quell’altro…”
Mescolate a tutte le raccomandazioni mammesche, mia madre mi ha insegnato moltissime cose belle, ma ho appreso anche quelle che non mi ha detto, ma mi ha messo davanti agli occhi con le sue gesta, azioni, decisioni… Ho sempre visto per tutta la mia infanzia e adolescenza (ho vissuto con i miei genitori soltanto fino ai 19 anni) mia madre che si prodigava per gli altri e con un scambio equo di energie e favori che rendeva la vita più bella, attraverso la condivisione delle cose semplici. Probabilmente per questo, sono sempre immischiata in vortici di scambi col prossimo e sono felice di questo.
Ma fra le cose che ho imparato troppo tardi è che bisogna salvare noi stesse, quando impariamo dalle nostre madri il cedere il passo al consorte.
Accidenti! Non è affatto semplice mettere in pratica questa cosa di sorpassare la propria madre, di agire in  modo diverso… Ho anche io spesso ceduto il passo, messo da parte me stessa e dato in mano ad altri le chiavi della mia esistenza… Sono diventata talmente brava in questo che lo faccio anche a relazione finita… Lascio che la gente pensi che sono ancora con lui (anche se viviamo in case separate), per la sciocca idea che questo possa essere cosa buona, per il semplice e idiota motivo che nella frazzioncina dalle idee medioevale dove vivo alla gente fa comodo vivere cosi.
Non è che a furia di cedere il passo ci si dimentichi a cosa servono le gambe?
E se poi i luoghi dove arrivare finiscono nel dimenticatoio?
Echecazzo! Questo è un mondo di uomini e una donna che cede il passo è spacciata ancora prima di incominciare qualsiasi camminata e soprattutto è sola (indipendente dal fatto di vivere o meno in una relazione), cedere il passo è più che ritrovarsi sola, è anche ritrovarsi sperdute e atroffizate alla vita. Diventare una  zoombie-donina-per-bene, che senza un petegolezzo al giorno va in crisi di astinenza con convulsioni di bile contro le altre donne.
E' ora che io accetti di sorpassare mia madre e soprattutto di non cedere il passo ai altri perché tanto con le gambe mie non saprebbero nemmeno cosa fare.
E’ ora che io accetti di spalancare le braccia alle cose belle che la vita mi dona senza immollarmi nell’altare delle privazioni far felici gli altri.
Forze la salvezza stia nel vedere attorno a noi le donne atrofizzate per quello che sono: sempre pronte a dispensare consigli su come cedere il passo... Le guardo e vedo quello che non voglio diventare.
Nè come le donnine per bene nè come mia madre.
Credo che essere Mary possa bastare.

lunedì 2 gennaio 2012

REBUS IRRISOLTO…

Io che non so trattenere le emozioni, che mi si legge in faccia ogni pensiero, che spesso cambio idea davanti alla meta… E beh… Sono insicura… Io, per un po' ho avuto un tarlo in testa.
Mi chiedevo se esistessi davvero qualcuno che fossi abbastanza per se stesso, cosi com’era?
Qualcuno che riesce a vivere al di fuori del banalissimo vortice dei comuni mortali cercatori di plenitudine nel denaro, nel sesso, nel dovere compiuto… Uno sicuro, con circostanze fredde di dura razionalità, piantato su questo pianeta con solidità e pesantezza… Mi chiedevo se non fossi  una noiosissima creatura alla Spock.
Amore e amicizia hanno un prezzo, ma l'essere solitario spesso non si dà agli altri perché è avaro di se stesso e dietro al pseudo mistero probabilmente sguazza nel nulla.
Eppure, invece di scappare, mi sentivo tentata di allungare la mano e fare sentire alle mie ditta quel che da me appariva cosi lontano, estraneo apparentemente estremo…
la forza tempio dello sproloquio tarocchiPerché mai ci sentiamo stuzzicati a sperimentare i pensieri dell'altro, quando sono agli antipodi dei nostri?
Il faccia a faccia con la solidità dell’altro per l’insicuro, per me, è una sfida a non scivolare nel sentirmi in dovere di compiacere l’altro.
Questa bega faccenda non faceva per me, sono stata scartata ho deciso di mollare.
Ci sono altre cose per me e io ci sono per tante altre cose.
Non so quali strade percorrerò  nella evoluzione della mia vita, ma la vita è l'arte dell'incontro. Da ogni incontro si impara da se stessi, sopratutto quando l'altro è cosi generoso da permetterti di specchiarsi nei suoi occhi.
Questo è quanto.

sabato 10 dicembre 2011

LA TORRE cambiamenti che fanno male

la torre tempio dello sproloquio wirthSono una persona ansiosa. Probabilmente è per questo che la carta della torre mi sta antipatica. É quella che più rappresenta questo mio stato d’ansia. La torre raffigura proprio quel “qualcosa” che arriva come un fulmine dal cielo e ci sorprende obbligandoci a essere sinceri con noi stessi. Può essere distruzione grande o piccola, ma è sempre un’scossone a ricordarci di non rimanere aggrappati a relazioni, persone, emozioni, situazioni...
Di questo arcano avevo già scritto qui.
La torre viene ferita dal fulmine nella sua rigidità. Cosi come tante cose possono ferirci in forma liberatoria, sfidandoci a compiere transizioni, che altrimenti non affronteremo.
A volte la felicità può arrivare dopo rivelazioni dolorose, crollo di illusorie maschere sociali, pulizie nelle proprie emozioni, sentimenti spazzati via... Momenti di rottura talmente grandi che niente è come prima, ma non è indolore smettere di patrocinare le proprie prigioni con l’inerzia che serve a tenerle in piedi.
Allora io cambio, miglioro, ma che fare con quel certo rancorino nei confronti dei “fulmini” a volte a forma di persone, che ci obbligano a tali cambiamenti?
Devo ancora crescere, intanto cambio…

domenica 20 novembre 2011

CHE L’AMORE NON SIA ZAVORRA

I tuoi figli non sono figli tuoi. mary valeriano mare bimbi
Sono i figli e le figlie della vita stessa.
Tu li metti al mondo ma non li crei.
Sono vicini a te, ma non sono cosa tua.
Puoi dar loro tutto il tuo amore,
ma non le tue idee.
Perche’ loro hanno le proprie idee.
Tu puoi dare dimora al loro corpo,
non alla loro anima.
Perche’ la loro anima abita nella casa dell’avvenire,
dove a te non e’ dato di entrare,
neppure col sogno.
Puoi cercare di somigliare a loro
ma non volere che essi somiglino a te.
Perche’ la vita non ritorna indietro,
e non si ferma a ieri.
Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani.
(Khalil Gibran)

sabato 22 ottobre 2011

TEMERE LA VITA E' QUASI COME ESSERE MORTI

il matto tempio dello sproloquio"La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura". M.Kundera
"...la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare" Giovanotti

Seguire l’istinto può portarci impadronirci dei segreti della vita attraverso la conoscenza del nostro proprio cuore, ma se abbiamo una “mente semplice”? (mi chiedo io) dobbiamo difenderci dal finire come la delicata e ingenua Ofelia, morta fra i fiori e l’acqua? ophelia angelo cricchi

Se amare è non temere l’altro, l’amore richiede più intelligenza di quanto ci raccontino nelle fiabe.